La facciata dalle linee tardo barocche si inserisce nell’ uniforme cortina scenica formata dagli edifici. La facciata fu realizzata nel 1761 dall’architetto Domenico di Filippo Sequi. Nel cartiglio della decorazione del portale si legge “O.P.A. MDCCLXI”; nel cartiglio del timpano si legge: “DEO ET DIVO PHILIPPO NERI”. Tutte le decorazioni sono di pietra arenaria. La facciata è tripartita nella proiezione della suddivisione interna della navate e leggermente asimmetrica; la parte centrale, a doppio ordine architettonico, termina in alto con un doppio timpano, circolare e triangolare. Le parti laterali, corrispondenti alle navate, terminano in una trabeazione. Vi sono tre ingressi orientati a nord ovest ed una finestra sopra ad ogni ingresso. Le aperture sono dimensionate e decorate secondo un ordine gerarchico. Si può individuare un ricco corredo iconografico appartenente sia al repertorio dell’architettura religiosa del periodo, sia a quello dell’ordine del Filippino. Al primo appartengono gli ordini architettonici, i raccordi circolari tra il partito centrale e quelli laterali, i cartigli, le cornici alle finestre, le anfore e le fiaccole sulla prosecuzione dei pilastri, la cornucopia, le conchiglie e le infiorescenze alla finestre. Altri elementi sono parte dell’iconografia Filippina come il cuore fiammante e le stelle sopra alla finestra della navata centrale.
La metodologia dell’intervento è stata incentrata nell’integrare alcune parti mancanti per cercare di restituire all’organismo architettonico una sua conformità che garantisca la lettura di tutti quegli elementi costitutivi illeggibili. È stata eseguita dunque una reintegrazione parziale dove c’era la necessità di andare a ricostituire una porzione di edificio che, se non ricostruita, non avrebbe permesso la lettura del fabbricato nel modo in cui è stato pensato. Le integrazioni si sono concentrate su quelle parti decorative che sono andate perdute nel corso degli anni; avendo come riferimento delle immagini storiche risalenti al 1930, nella quale la facciata della chiesa si presenta in uno stato di conservazione buono (nel quale sono leggibile tutte le decorazioni), abbiamo reintegrato: i cornicioni (sia quelli intorno alle finestre che nelle trabeazioni delle navate laterali); parti alterate nei precedenti interventi di restauro, cioè lo stipite della finestra della navata centrale; gli elementi decorativi posti al di sopra dei basamenti sulla copertura (ricostruibili sulla base della fotografia di facciata del 1930). Le integrazioni sono state eseguite con una malta di coccio pesto e poi stuccate con polvere di pietra serena in superficie, in modo da ricostruire l’originale lettura della facciata.